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2008-09: Il trionfo di Messi

2008-09: Il trionfo di Messi

© foto di Alberto Fornasari
 di  Oreste Giannetta   vedi letture

Se a livello di club il dominio degli ultimi anni è quello inglese, a livello di nazionali il 2008 segna la rinascita della Spagna, tornata campione d’Europa dopo oltre 40 anni grazie soprattutto alla generazione d’oro cresciuta nella Cantera del Barcellona. Barcellona che però in campionato ha chiuso male l’era di Rijkaard e che per questo si affida a Pep Guardiola, promosso dalla squadra B per dare nuovo slancio ai colori blaugrana. I catalani partono dai preliminari, ma non hanno certo problemi contro il Wisla Cracovia, sistemato già all’andata prima di un’indolore sconfitta in Polonia. L’altra spagnola, il redivivo Atlético Madrid, si riaffaccia al calcio che conta con una grande affermazione sullo Schalke 04, travolto per 4-0 al Vicente Calderón dopo lo 0-1 dell’andata. Dall’Italia ci sono due graditi ritorni. La Juventus, dopo l’inferno post-Calciopoli della Serie B, centra subito il terzo posto e arriva comodamente ai gironi dopo una sfida sul velluto con gli slovacchi dell’Artmedia. La Fiorentina corona finalmente il sogno dei Della Valle dopo essere stata frenata da squalifiche e penalizzazioni. I viola non hanno che da superare lo Slavia Praga per accomodarsi al tavolo dei grandi. Tutto come previsto sugli altri campi. Passeggiano Arsenal, Marsiglia, Panathinaikos e Shakhtar, mentre la Dinamo Kiev travolge lo Spartak Mosca. Il Liverpool fatica contro l’ostico Standard Liegi, superato solo con Kuyt a due minuti dai rigori, e quindi l’unico vero risultato inatteso è l’eliminazione dell’Olympiakos contro i ciprioti dell’Anorthosis.
Il ritorno in Champions League esalta Del Piero, che con la Juventus fa vittime eccellenti. Prima lo Zenit, detentore della Coppa Uefa, e poi per due volte il Real Madrid, affossato al Bernabéu con una doppietta d’autore. I bianconeri mostrano qualche lacuna coi bielorussi del BATE, ma nonostante due pareggi ottengono il primo posto davanti ai madrileni. Primo posto anche per la Roma, che sorprende il Chelsea con un bel 3-1 all’Olimpico, relegando il Bordeaux al ripescaggio davanti ai romeni del Cluj, ultimi nonostante la vittoria iniziale in casa giallorossa. Delude l’Inter, affidatasi a Mourinho per dare l’assalto all’Europa, seconda in un girone abbordabile vinto dal Panathinaikos. I nerazzurri conquistano un solo punto in più del Werder Brema e due in più dell’Anorthosis, vicinissimo al colpaccio. Niente da fare, invece, per la Fiorentina, chiusa dai più esperti Bayern Monaco e Lione. I ragazzi di Prandelli si accontentano del terzo posto davanti alla cenerentola Steaua Bucareşt. Negli altri gironi il Barcellona avanza a spron battuto, in compagnia dello Sporting Lisbona, mentre il Liverpool fa suo un girone ostico davanti all’Atlético Madrid, con Marsiglia e PSV costretti a raccogliere le briciole. Balbetta il Manchester United, che vince due sole partite finendo comunque in testa davanti al Villareal. Infine torna a brillare il Porto, precedendo l’Arsenal.
Agli ottavi le tre italiane superstiti vengono accoppiate tutte alle inglesi. Un sorteggio sfortunato che alla prova del campo si rivela fatale. La Juventus si arrende al Chelsea, che si impone con Drogba in casa, per poi controllare a Torino i tentativi di rimonta bianconeri. L’Inter cede quasi senza lottare al Manchester United, che stronca ogni sua velleità bloccandola sullo 0-0 a San Siro, per poi regolarla con un gol per tempo all’Old Trafford. La più battagliera è la Roma, che pareggia lo 0-1 subito a Londra dall’Arsenal con Juan, subito a segno all’Olimpico. La sfida finisce ai calci di rigore, ma è decisivo l’errore di Tonetto all’ottava serie di tiri. L’Inghilterra sembra non conoscere ostacoli, tanto più che il Liverpool, dopo essersi imposto già al Bernabéu con Benayoun, travolge i merengues con un sonoro poker ad Anfield. Chi segna più dei Reds è il Barcellona, con uno scoppiettante 5-2 al Lione, e soprattutto il Bayern Monaco, che tra andata e ritorno rifila dodici gol al malcapitato Sporting Lisbona. Il Portogallo si rifà col Porto, anche se i Dragoni hanno la meglio sull’Atlético Madrid solo dopo due pareggi, mentre la Spagna, oltre al Barça, promuove il Villareal, andato a conquistarsi la qualificazione con una vittoria in casa del Panathinaikos.
I quarti di finale promuovono ancora una volta il calcio inglese, che per il terzo anno di fila conta su tre semifinaliste su quattro. L’unico a cedere il passo è il Liverpool, vittima del Chelsea nell’ennesima sfida tra Reds e Blues. I londinesi sembrano chiudere il conto vincendo per 3-1 ad Anfield, ma la squadra di Benitez va a Stamford Bridge a vendere cara la pelle, dando vita ad una sfida epica che termina 4-4, ma col risultato in bilico fino al sigillo finale di Lampard a un minuto dal termine. Anche il Manchester United fatica parecchio, per avere la meglio sul Porto. I lusitani strappano un prezioso 2-2 all’Old Trafford, ma poi non ne approfittano facendosi freddare a domicilio da Cristiano Ronaldo dopo soli sei minuti. Chi va sul velluto è invece l’Arsenal, nella rivincita della semifinale del 2006 contro il Villareal. Il Submarino Amarillo stavolta non va nemmeno vicino all’impresa, travolto per 3-0 all’Emirates. A contrastare lo strapotere inglese, così come dodici mesi prima, è il Barcellona, che stoppa subito le ambizioni del Bayern Monaco con un sontuoso poker al Camp Nou, nel quale brilla su tutti la stella di Messi.
Tre semifinaliste su quattro sono le stesse dell’anno prima. Il calcio europeo si interroga sulla superiorità ormai detenuta da sempre meno squadre. A differenza del 2008, però, stavolta il Barcellona riesce ad evitare un altro derby inglese in finale. I blaugrana, dopo lo 0-0 del Camp Nou, vanno a Londra da sfavoriti. Essien sblocca subito il punteggio a favore del Chelsea, che poi per tutta la gara controlla e anzi va vicino al raddoppio reclamando pure per qualche episodio dubbio in area avversaria. Messi è in ombra e allora, al terzo minuto di recupero, ci pensa Iniesta a regalare ai suoi la finale con un tiro da fuori che scatena la rabbia dei giocatori inglesi nei confronti dell’arbitro, il norvegese Øvrebø. Rabbia che prosegue anche dopo il fischio finale e che porterà poi a pesanti squalifiche. Decisamente più tranquillo l’approdo all’atto conclusivo del Manchester United. I campioni in carica si assicurano il biglietto per Roma con un doppio successo sull’Arsenal. All’andata basta O’Shea, mentre a Londra prima Park e poi Cristiano Ronaldo con una doppietta sanciscono la superiorità dei Red Devils. La grande sfida tra il portoghese e Messi è pronta. Una sfida che varrà anche per la conquista del Pallone d’Oro.
La finale torna a Roma a 13 anni di distanza dal trionfo della Juventus di Lippi e le due formazioni in campo nobilitano di certo l’evento. Ferguson cambia quattro uomini rispetto a Mosca. Tévez e Scholes sono in panchina, mentre è titolare Giggs e viene data fiducia al coreano Park e al brasiliano Anderson. Il Barcellona risponde con quattro campioni di Euro 2008, ma soprattutto con un trio d’attacco formidabile, composto da Eto’o, Henry e da quel Messi che domina la classifica marcatori del torneo. Per Guardiola i problemi sono in difesa, con le squalifiche dei due terzini, Dani Alves e Abidal. La gara è vibrante fin da subito, con Cristiano Ronaldo che sfiora la rete in tre occasioni. Il destino ha però deciso diversamente e alla prima occasione il Barcellona colpisce. Iniesta serve Eto’o sulla destra e questi, dopo aver saltato Vidić, batte Van der Sar con freddezza, replicando la rete del 2006. I Red Devils accusano il colpo e frenano l’impeto iniziale, rendendosi pericolosi fino all’intervallo solo con un paio di conclusioni da fuori.
Nella ripresa Ferguson incrementa il potenziale offensivo con Tévez al posto di Anderson, ma paradossalmente l’effetto sortito è quello opposto. È il Barcellona a creare occasioni su occasioni, prima con Henry e poi colpendo il palo su punizione con Xavi. E a venti minuti dal termine arriva il colpo di grazia. A firmarlo è proprio Messi, con quello che non è certo un pezzo del suo repertorio. La Pulce batte infatti Van der Sar con un colpo di testa su cross dalla destra di Xavi e mette le mani sul Pallone d’Oro, oltre che sulla sua seconda Champions League, la prima da protagonista. Per il Barcellona è la seconda Coppa in tre anni, a conferma che ormai i blaugrana sono di casa anche in Europa, dopo decenni di allergia. È la vittoria di Guardiola, che non ha esitato a promuovere titolare il ventenne Busquets. Ed è ovviamente quella di Messi, che nella sua rincorsa all’eredità di Maradona segna un punto a suo favore, visto che mai il Pibe de Oro era arrivato a così alto livello con squadre di club. Il trionfo totale della filosofia catalana proseguirà fino a Dicembre, facendo incetta di trofei in patria e fuori, senza farsene sfuggire nemmeno uno.
 


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