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2009-10: Il capolavoro di Mourinho

2009-10: Il capolavoro di Mourinho

© foto di Alberto Fornasari
 di Oreste Giannetta   vedi letture

All’alba della nuova stagione, l’interrogativo principale è uno solo. C’è il rischio di un dominio del Barcellona in stile Grande Real? I catalani hanno dimostrato una superiorità evidente, ma la concorrenza rispetto alle prime edizioni del torneo è decisamente più agguerrita e qualificata. L’Italia punta ancora tutte le sue carte sull’Inter, che finora però non ha notato differenze nel cambio di gestione tra Mancini e Mourinho. È arrivato lo scudetto, ma la conquista dell’Europa appare lontana. Ancora di più appare lontana a Milan e Juventus, e naturalmente alla Fiorentina, che è impegnata nel preliminare contro lo Sporting Lisbona. In Portogallo Vargas e Gilardino assicurano un promettente 2-2, ma al Franchi si rischia la beffa dopo la rete di Moutinho. Per fortuna ci pensa il giovane Jovetić, nella ripresa, a siglare il gol qualificazione.
Il sorteggio della fase a gironi sembra ancora una volta condannare i viola all’eliminazione, visto che vengono opposti al Lione e al Liverpool. Invece i Reds, in fase involutiva, danno molto meno filo da torcere del previsto e arrivano così due prestigiose vittorie, soprattutto quella ad Anfield firmata da Gilardino a tempo scaduto. Paradossalmente, delle italiane la Fiorentina è quella che desta la migliore sensazione. L’Inter deve cedere il primato al Barcellona, non riuscendo mai a dare la sensazione di poterlo impensierire, per poi conquistarsi la qualificazione all’ultimo turno contro il Rubin Kazan. Discorso simile per il Milan, che pur vincendo al Bernabéu e lasciando un solo punto al Real, finisce distante dai merengues conquistando un solo punto con l’abbordabile Zurigo. Peggio di tutti va alla Juventus di Ciro Ferrara, che in un girone dominato dal Bordeaux deve cedere anche la seconda piazza al Bayern Monaco, dopo il bruttissimo 1-4 di Torino all’ultima giornata. Negli altri gironi delude l’Atlético Madrid, che chiude terzo con soli tre punti dietro a Chelsea e Porto. I Colchoneros si rifaranno vincendo poi l’Europa League. Tutto semplice per il Manchester United, davanti al CSKA Mosca trascinato agli ottavi da Krasić, per l’Arsenal, che vince un girone agevolissimo davanti all’Olympiakos, e per il Siviglia, che fa altrettanto precedendo lo Stoccarda.
Gli ottavi si occupano di sfoltire il gruppo di outsiders, ma non tutte. Va fuori la Fiorentina, sfortunatissima contro il Bayern Monaco che deve ringraziare le decisioni dell’arbitro dell’andata, il norvegese Øvrebø, ancora ricordato con terrore dal Chelsea. Esce il Porto, che dopo aver vinto di misura l’andata viene travolto a Londra dall’Arsenal, ed esce lo Stoccarda, al quale tocca sorte simile contro il Barcellona. Continuano invece la loro avanzata il Bordeaux e il CSKA Mosca. I francesi conquistano due successi con l’Olympiakos, mentre i russi non pagano come al solito la sosta invernale, andando a prendersi la storica qualificazione ai quarti in casa del Siviglia. Altro risultato a sorpresa è l’ennesima eliminazione agli ottavi del Real Madrid, ancora a opera del Lione. A nulla serve, agli spagnoli, la dispendiosa campagna acquisti che ha portato al Bernabéu Kakà e Cristiano Ronaldo. Insieme alla Fiorentina abbandona la scena anche il Milan, che nulla può contro il Manchester United. I Red Devils si impongono già a San Siro, per poi rifilare un poker inequivocabile agli uomini allenati da Leonardo. Resta l’Inter, opposto al Chelsea di Ancelotti, che per molti osservatori è l’unica squadra che possa insidiare il Barcellona. A Milano i Blues perdono, ma vanno a segno con Essien e affrontano con ottimismo il ritorno. A Stamford Bridge, invece, non trovano varchi grazie ad una prova tatticamente perfetta dei nerazzurri, che a dodici minuti dal termine colpiscono letalmente con un contropiede di Eto’o.
Superato un importante esame di maturità, la squadra di Mourinho cresce in fiducia e approfitta di un ostacolo agevole, rispetto al resto delle squadre in corsa. Il CSKA Mosca si batte con onore, ma alla fine deve cedere con un doppio uno a zero. L’avversario della semifinale, già deciso in fase di sorteggio, esce dalla sfida tra Barcellona e Arsenal, e sono i blaugrana, che dopo il pareggio londinese firmato da un Ibrahimovic per una volta protagonista, al Camp Nou forniscono una prova sontuosa. O meglio, la fornisce Messi, autore di un memorabile poker che lo conferma come il calciatore migliore del mondo. L’altra parte del tabellone, meno nobile, sembra dover accompagnare facilmente il Manchester United alla finale e invece gli inglesi incappano nel Bayern Monaco, che con una beffarda rete di Robben si guadagna la qualificazione all’Old Trafford dopo due gare ricche di gol. Resta l’inedito derby francese, che premia la maggiore esperienza internazionale del Lione.
I transalpini a questo punto sognano la loro prima finale, dopo anni di crescita esponenziale, ma il Bayern Monaco è ormai lanciatissimo e non da scampo, vincendo entrambe le gare con un totale di quattro a zero. Gli occhi dell’Europa sono però tutti puntati verso l’altra semifinale. I favori del pronostico convergono quasi tutti sull’abbagliande Barcellona di Guardiola, ma si son fatti i conti senza la voglia di vincere dell’Inter, in attesa di questo momento da decenni. A Milano la retroguardia nerazzurra annulla completamente Messi e Ibrahimovic. Segna Pedro, ma è un incidente di percorso, perché Sneijder pareggia alla mezzora e Maicon firma il sorpasso nella ripresa, prima della rete di Milito che premia la prestazione monstre dei padroni di casa. Al Camp Nou, come previsto, l’Inter si difende dagli assalti del Barcellona. L’espulsione di Thiago Motta complica i piani, ma il muro regge, tranne a sei minuti dal termine quando Piqué, travestito da centravanti, regala ai suoi qualche attimo di inutile speranza. Alla fine festeggia Mourinho, che riporta il club di Moratti alla finale dopo 43 anni da quella persa contro il Celtic.
Teatro della sfida finale è il Bernabéu, che nelle speranze degli spagnoli avrebbe dovuto sancire il ritorno in scena del Grande Real e che invece vede protagoniste due squadre diametralmente opposte allo stile iberico, destinato a trionfare da lì a qualche settimana in Sudafrica. Inter e Bayern Monaco fanno del pragmatismo la loro arma in più. Entrambi i loro tecnici, Mourinho e Van Gaal, hanno già vinto il trofeo in patria e ora puntano a ripetersi all’estero. L’Inter punta molto sul cecchino Milito, già decisivo per le vittorie in campionato e in Coppa Italia, e su Eto’o, che di Coppe ne ha già vinte due col Barcellona. I tedeschi sperano in Robben, recuperato ma non al meglio, e sul giovane Thomas Müller, rivelazione stagionale che si confermerà tale anche ai mondiali. Il Bayern Monaco si occupa di tenere in mano il pallino del gioco, ma i suoi ritmi compassati non possono preoccupare una squadra uscita illesa dal confronto col Barcellona. E infatti, al primo affondo, ecco la rete di Milito che ha vita facile contro una difesa, quella bavarese, decisamente lenta. Nemmeno l’entrata in campo di Klose, nella ripresa, cambia le carte in tavola. Gli attacchi bavaresi restano spuntati ed è nuovamente Milito, quando mancano venti minuti al termine, a sfruttare un assist di Eto’o per chiudere i conti. Da lì in poi è solo attesa nerazzurra per la festa, che arriva puntualmente, a distanza di 45 anni dal bis conquistato dal mago Herrera. L’Inter applaude il suo nuovo mago, quel Mourinho capace in due anni di trasformare una squadra timorosa in un collettivo in grado di resistere a qualsiasi tempesta. A differenza di Herrera, però, e come sua abitudine, il portoghese se ne va al Real Madrid a tentare un’altra impresa. All’Inter resta l’incredibile “Treble” e qualche problema di successione che avrà ripercussioni nella stagione seguente.
 


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