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2001-02: Il trono è di Zizou

2001-02: Il trono è di Zizou

© foto di Alberto Fornasari
 di Oreste Giannetta   vedi letture

Ancora una volta l’Italia non riesce a portare tutte e quattro le proprie rappresentanti alla fase a gironi. La vittima del turno preliminare è nuovamente il Parma, all’ultima apparizione su queste scene. Gli emiliani cedono in casa agli esordienti francesi del Lille per 2-0, riuscendo solo a dimezzare lo svantaggio al ritorno, con Sensini. Va meglio alla Lazio, che ribalta senza problemi all’Olimpico la sconfitta di misura subita a Copenhagen. Le uniche altre due vittime illustri del preliminare sono i Rangers, che cedono al Fenerbahçe, e l’ormai irriconoscibile Ajax, travolto dal Celtic. Avanzano senza ostacoli, invece, le tedesche Borussia Dortmund e Bayer Leverkusen, le spagnole Barcellona e Maiorca, il Porto e il redivivo Liverpool, che dopo aver vinto la Coppa Uefa si riaffaccia ora sul palcoscenico principale.
Al primo turno saluta un’altra nostra rappresentante. È la Lazio, che in corso d’opera passa da Zoff a Zaccheroni senza riuscire ad invertire il trend decadente. I biancocelesti finiscono ultimi in un girone per nulla proibitivo, vinto dal Nantes davanti al Galatasaray, col PSV ripescato come terzo. Bene la Roma, che ritorna da campione d’Italia dopo quasi vent’anni, ma vive un debutto traumatico quando la sera dell’11 settembre la UEFA decide di giocare, nonostante tutto. All’Olimpico arriva il Real Madrid, che fa valere la legge del più forte, ma gli uomini di Capello otterranno comunque il secondo posto davanti a Lokomotiv Mosca e Anderlecht, spaventando i madrileni al Bernabeu e raccogliendo un pareggio prestigioso. La più brillante sembra essere la Juventus, che ha deciso di affidarsi nuovamente a Lippi, delusa dai due secondi posti raccolti da Ancelotti. I bianconeri conquistano il primo posto ad una giornata dal termine, permettendosi il lusso di perdere l’utlima gara col Celtic. Vittoria ininfluente, quella degli scozzesi, che non riescono a sopravanzare nemmeno il Porto, col Rosenborg mestamente ultimo. Non mancano sorprese negli altri gironi. Il Liverpool vince agevolmente il suo, accompagnato dal Boavista che beffa il Borussia Dortmund e la Dinamo Kiev. L’Arsenal cede il passo al sorprendente Panathinaikos, ma riesce comunque ad avere la meglio sul Maiorca e sullo Schalke 04. Tutto facile per il Barcellona, con cinque vittorie e l’unica sconfitta a Leverkusen, in casa del Bayer che l’accompagna tenendosi dietro il Lione e il Fenerbahçe. Stesso discorso per il Bayern Monaco, facilitato dal sorteggio che lo vede insieme a Sparta Praga, Feyenoord e Spartak Mosca, arrivate nell’ordine. Oltre a Liverpool e bavaresi resta imbattuto anche il Deportivo La Coruña, che passa a braccetto col Manchester United, relegando in Coppa Uefa il combattivo Lille, con l’Olympiakos ultimo.
Il calcio italiano conferma la sua crisi al secondo turno, sparendo dai radar ancora una volta prima dei quarti. La Roma va avanti a pareggi, ma col prestigioso 3-0 casalingo sul Barcellona sembra lanciata verso la qualificazione. Il successivo pareggio casalingo col Galatasaray e la sconfitta a Liverpool, invece, la fanno crollare al terzo posto dietro catalani e inglesi. Discorso simile per la Juventus, che illude partendo con un poker rifilato al Bayer Leverkusen, per poi crollare perdendo in trasferta sia con l’Arsenal che a La Coruña, e per concludere anche a Leverkusen. L’inutile successo all’ultimo turno con gli inglesi serve solo a farli uscire a vantaggio di tedeschi e spagnoli. Le altre big continuano invece la loro marcia spedita. Manchester United e Bayern Monaco dominano il loro raggruppamento, ben poco contrastate da Boavista e Nantes. Ancora più netta la superiorità del Real Madrid, che dopo cinque vittorie si concede il lusso di pareggiare in casa del Panathinaikos, secondo davanti allo Sparta Praga e al deludente Porto.
I greci sono gli unici intrusi in un tabellone che vede ormai in corsa solo spagnoli, inglesi e tedeschi, ma vengono estromessi non senza fatica dal Barcellona, sconfitto ad Atene e sotto di un gol al Camp Nou dopo nemmeno dieci minuti. Una doppietta di Luis Enrique e il sigillo di Saviola nella ripresa saranno sufficienti per raggiungere la semifinale. Vittorie in rimonta anche per Real Madrid e Leverkusen. I merengues vanno in vantaggio a Monaco con Geremi, venendo rimontati da Effenberg e Claudio Pizarro nel finale, ma al Bernabeu sfornarono una grande prestazione chiudendo il discorso nella ripresa con Helguera e Guti. Il Bayer cede alla legge di Anfield perdendo di misura l’andata, ma alla BayArena va in scena un’autentica battaglia. Abel Xavier pareggia il vantaggio iniziale di Ballack, ma ancora il numero 13 e il futuro Red Devil Berbatov allungano nuovamente. Non è finita però, perché a dieci minuti dal termine Litmanen riporta in semifinale i Reds, che però cedono definitivamente cinque minuti dopo quando Lúcio si inventa centravanti battendo Dudek con un diagonale beffardo. A rappresentare l’Inghilterra resta dunque solo il Manchester United, che dispone del Deportivo già con due gol al Riazor, per poi bissare la vittoria anche in casa.
In semifinale l’avversario degli uomini di Ferguson è il Leverkusen, è sono altre due battaglie. All’Old Trafford le “Aspirine” dimostrano grande carattere rispondendo colpo su colpo con Ballack e Neuville all’autogol di Živković e al rigore trasformato da Van Nistelrooy. Discorso simile in Germania, con Roy Keane che approfitta di una dormita della difesa di casa, prima del definitivo pareggio dell’uomo della provvidenza, Neuville, nel recupero del primo tempo. Col Leverkusen in finale per la prima volta, il grande derby di Spagna è chiamato a sancire chi avrà il ruolo di favorita. I dubbi durano lo spazio di un tempo, al Camp Nou, prima che Zidane e McManaman, con due beffardi pallonetti, siglino il colpo di mano dei bianchi. Al Bernabeu l’autogol di Helguera pareggia l’iniziale vantaggio di Raúl, ma tutto era già stato deciso.
L’Hampden Park di Glasgow ospita dunque per la terza volta la finale della Coppa, a ventisei anni dal tris del Bayern Monaco e a quarantadue dalla quinta del Grande Real. A leggere il palmares non dovrebbe esserci storia. Da una parte quella che è stata appena nominata la squadra del ventesimo secolo, dall’alto delle sue otto Coppe dei Campioni, dall’altro una formazione che grazie ai soldi della Bayer è ormai stabilmente ai piani alti della Bundesliga, ma alla quale manca ancora la vittoria di un campionato, con la Coppa Uefa del 1988 come trofeo più prestigioso. Anche a livello di individualità non c’è paragone. I tedeschi sono un misto di mestieranti ed emergenti, tra i quali spiccano il centrale difensivo Lúcio, il turco Baştürk e il leader della squadra, Michael Ballack, che in estate sarà protagonista anche ai mondiali. Di contro Del Bosque ha un collettivo eccezionale. Ai protagonisti di due anni prima, sui quali spiccano Raúl, Morientes e Roberto Carlos, ha aggiunto altre gemme, dal mastino di centrocampo Makélélé al Pallone d’Oro 2000 Luis Figo, strappato al Barcellona tra mille polemiche. Finendo col colpo dell’anno, l’acquisto di Zinedine Zidane dalla Juventus per 150 miliardi, record che resterà imbattuto per quasi un decennio. Zizou, con un inusuale numero 5, ha già dato prova delle sue qualità nel corso del torneo, ma il meglio l’ha tenuto per l’ultimo atto. La gara prende subito la piega prevista, quando Raúl beffa la difesa su una rimessa laterale di Roberto Carlos, battendo il portiere rigorista Butt in diagonale. Ancora una volta, però, gli uomini del tecnico Toppmöller si confermano tenaci, pareggiando i conti con un colpo di testa di Lúcio su punizione di Schneider. Il Real è padrone del campo, ma fatica a venire a capo dell’accorto 4-5-1 tedesco, almeno fino alle fasi finali del primo tempo, quando Zidane decide che è arrivato il momento di far valere la sua classe. Su una palla messa in mezzo a campanile da Roberto Carlos, si coordina perfettamente lasciando partire un sinistro al volo che non da scampo a Butt infilandosi nel sette. È uno dei più bei gol visti in una finale. Il giocatore “più divertente che utile”, come l’aveva etichettato l’avvocato Agnelli firmandone la cessione, si rivela determinante per i madrileni. Nella ripresa il Leverkusen prova a cercare il pareggio, ma Casillas, entrato per l’infortunato César, si riappropria del suo ruolo di titolare respingendo tutto. Va così in bacheca la nona Coppa dei merengues, la terza nelle ultime cinque edizioni. Sembra l’inizio di un nuovo ciclo epocale, ma dall’ingaggio di Ronaldo in estate qualcosa si romperà. I madrileni si avviano a diventare più una collezione di figurine che una squadra di calcio. Per la “stella” c’è ancora da aspettare.
 


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