HIGUAIN, WHAT ELSE?Ha segnato di punta, di esterno, di collo, di testa, dall’interno dell’area di rigore, dall’interno dell’area di porta, dalla distanza. Con una meravigliosa rovesciata, stilisticamente perfetta, è entrato indelebilmente nella storia italiana. Si ricorda di lui finanche uno stupendo colpo di tacco in Coppa Italia alla Lazio. O un gol normale, comune diremmo, magari un classico tap-in. Higuain, anzi HIGUAIN, ha appassionato tutti noi amanti del calcio. E di quello italiano specialmente. Ha permeato di sé un intero torneo, ha conquistato la simpatia di tutti i tifosi. Tutti tutti, anche chi non lo ammette. Davanti all’estro, alla classe pura, alla signorilità dei gesti non vi è appartenenza o partigianeria che regga; semplicemente Chapeau! 36 gol (diconsi trentasei), 36 perle, 36 prelibatezze gustosissime e speciali. Il miglior marcatore stagionale della storia del calcio italiano! Ad una analisi statistica, e non meramente celebrativa, impressionante è risultata l’incidenza del giocatore nell’economia di squadra. Una imprescindibilità di presenza pari al 62% del totale dei punti maturati dalla squadra. Higuain-Napoli: una compenetrazione tout court, un binomio inseparabile, una miscellanea di valori, più concretamente una unione di forze. Del giocatore, la cui necessarietà quest’anno è emersa sin da subito; della squadra, che ha ininterrottamente giocato per lui. Palla ad Higuain e gol: formula imbattibile. Senza gelosie od invidie. Sarri, pragmatico regista, l’ha intuito subito dispensando il finisseur da rinunciabili esigenze di tattica. Che poi, a ben pensarci, Higuain non si è compiaciuto del proprio essere infallibile marcatore. Anzi, da esemplare gregario, è stato sempre il primo a supportare la fase difensiva. Mai egoista. Ha fatto segnare, quando le contingenze lo consigliavano. Higuain, segnando, ha giocato per la squadra e non per mera sua esaltazione; ha tradotto in rete uno spirito di gioco; ha animato il gioco. E la squadra ha amorevolmente giocato per lui nel secondo tempo dell’ultima partita, consegnandogli lo scettro che sostanzialmente era indiscusso. Mancava soltanto la consacrazione numerica, quella scientifica. Scienza e storia. I numeri rendono meglio delle parole. Trentasei gol segnati, diciotto per girone. Trentasei gol distribuiti in 25 partite, con una tripletta e nove doppiette. Su base 36, sole 7 reti non hanno portato punti netti al Napoli, di cui tre lo scorso sabato al Frosinone. Per intenderci, Higuain quando ha timbrato ha sempre fruttato punti. Esulano quattro partite: alla tredicesima a Verona (gol del due a zero), nella sconfitta di Bologna alla quindicesima (doppietta), nella nota trasferta di Udine della trentunesima, paradossalmente nella gara della gloria contro i ciociari (Napoli già in vantaggio). Ventotto punti sui 41 di squadra portati nelle prime diciannove giornate, ventitré su 41 nelle restanti e successive. Totale 51 punti sugli ottantadue finali, pari al 62,19%. Una stabilità di resa unica. E mettiamoci pure le tre giornate di squalifica che per nulla ne hanno intaccato prestazioni prima prolificità poi. E poco male se in due momenti significativi dell’anno non abbia griffato, a Torino con la Juve e nel ritorno con il Villareal. E poco valgono gli zero tituli stagionali. Quando hai uno così che la butta sempre dentro! Higuain ha (quasi) sempre segnato un gol in più dell’avversario, degli avversari. Per ora è irraggiungibile. Non solo gli azzurri e gli amici degli azzurri; tutti gli appassionati dovrebbero…tormentarsi con un giorno all’improvviso mi innamorai di te (cit.). Altre notizie - Editoriale
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