STRANI INCROCI

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© foto di Giovanni Evangelista/TuttoLegaPro.com
martedì 17 maggio 2016, 13:00Editoriale
di Nicola Galloro

 

Alla fine ce l’ha mandato in B proprio lui. È trascorso un anno, ma oggi più di ieri riecheggiano vigorosamente le sbalorditive dichiarazioni di Lotito sulla presenza di Carpi e Frosinone in A. Ha vinto lui, perché proprio lui ha spedito il Carpi in cadetteria, sportivamente s’intende.

Sarebbe bastato un sol punto perché il campionato di massima serie continuasse ad ospitare due estrazioni modenesi. Ed invece, la vittoria della Lazio in casa dei carpigiani nella penultima giornata ha stravolto, riscrivendola, la classifica nella sua zona bassa.

È vero, il Carpi non avrebbe meritato la retrocessione, ma ha pagato le non premianti scelte societarie. Accettate purtuttavia dal condottiero Castori, ancora troppo novello, nonostante l’esperienza acquisita, per risultare incisivo nei diktat e nelle richieste.

Eppure Lazio e Carpi rappresentano due facce della stessa medaglia. Perché entrambe hanno ritenuto di poter mutare l’inerzia della stagione pel tramite di una rivoluzione tecnica. Anzi, del tecnico. Dimentichi, entrambe, della impossibilità di stravolgimenti in presenza, rectius assenza, di (quella) materia prima.

Il calcio è fatto di mercato, di investimenti, tempestivi o riparatori. Il Carpi lo ha capito, tardi però, riproponendo in campo gli artefici della favola sportiva culminata nella storica promozione in A. Prima di intendere, nondimeno, una pletora di tentativi andati a vuoto, incluso il cambio di allenatore.

Aveva accettato l’assunzione di un rischio simile il Sassuolo due anni or sono, con pericolo scampato solo in extremis. Il Carpi vi è incappato e vi è rimasto imbrigliato; non Castori la causa del male, ma la bontà di una rosa troppe volte capovolta. Trentatré e passa giocatori schierati sono davvero tanti, troppi, indice di una regnante confusione tecnica. Non del tecnico, che una volta riportato in sella è andato vicinissimo al prodigio salvezza.

La retrocessione del Carpi si identifica nella sfida interna persa con la Lazio, nei rigori falliti, negli episodi avversi. Ma può anche essere frutto dell’interregno senza Castori che nulla ed in nulla ha innovato. Un periodo ristretto che oggi però manifesta tutto il proprio effetto propagatore.

L’anatema di Lotito ha trovato rispondenza nei verdetti. Ma col Carpi rischia di scivolare anche la sua Lazio, ultimamente troppo piccola rispetto all’altra sponda della Capitale. Ed anche la sua Salernitana, in piena suspense in B.

Tra i responsi incontroversi della serie A 2015-2016 vi è che: Castori merita di allenare in massima serie; la Lazio non è più una grande del nostro calcio. “Perché guardi la pagliuzza che è…”, no, non scomodiamo i Testi Sacri per una questione di sport; meglio essere fatalisti. E sottolineare criticamente e curiosamente lo strano destino, più calzante declino, che lega Lotito ed il Carpi.