Tanti auguri a Marcel Desailly, uomo di Coppa di Marsiglia e Milan
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Lo chiamavano “la Diga” o “il Vagone nero” per il suo tempismo e la sua rapidità in difesa. Marcel Desailly era così: aveva una forza fisica straordinaria, unita ad un senso della posizione fuori dal normale. Si può definire un difensore atipico, in quanto estremamente potente e veloce allo stesso tempo. Qualità che gli permettevano di giocare sia come centrale difensivo, sia come mediano. Ghanese di origine (all’anagrafe è Odonkey Abbey), divenne francese grazie al matrimonio della madre con il console francese Marcel Louis Desailly, dal quale prese il secondo nome. Le sue qualità spinsero ben presto l’Olympique Marsiglia a scommettere su di lui, grazie anche al suggerimento di un giovane Didier Deschamps. Il Velodrome divenne la sua casa a partire dal 1992/93. Al primo colpo, Marcel si impose subito nella manifestazione più importante d’Europa: la Coppa dei Campioni, che da quell’anno assunse il nome di Champions League. I transalpini approdarono in finale dopo aver eliminato Glentoran e Dinamo Bucarest nei primi turni e dopo aver vinto il girone con Glasgow Rangers, Bruges e CSKA Mosca. In finale l’avversario era il Milan di Fabio Capello. I rossoneri erano i grandi favoriti alla vigilia, ma furono beffati da un colpo di testa di Boli sugli sviluppi di un calcio d’angolo al 43’. Per Marcel fu il primo grande trionfo. Nell’ottobre 1993 il francese passò proprio al club milanese, in cui andò a comporre con Baresi, Maldini, Tassotti e Costacurta un reparto difensivo da sogno. I primi passi in rossonero non furono immediatamente redditizi: il Milan fu chiamato a sostituire nella Coppa Intercontinentale proprio il Marsiglia, escluso dalle competizioni internazionali in seguito alle conseguenze dello scandalo VA-OM. Tuttavia, la squadra italiana fu sconfitta per 3-2 dal San Paolo. Da quella batosta, i rossoneri si risollevarono in grande stile: record di risultati utili consecutivi, record di imbattibilità per il portiere Sebastiano Rossi, tutelato da un reparto straordinario. E, soprattutto, terzo scudetto consecutivo. Il cammino in Champions vide la vittoria sofferta contro l’Aarau, la travolgente affermazione sul Copenaghen, il passaggio del turno ai gironi, non senza patemi ed il netto successo in semifinale contro il Monaco. L’ultimo atto proponeva una sfida ai limiti dell’impossibile contro il Barcellona di Crujiff, considerato il Dream Team del calcio. Desailly giocò mediano nel 4-4-2 di Capello, contribuendo a limitare i rischi per la porta rossonera. Mentre il francese badava a Romario e Stoichkov, Massaro e Savicevic demolivano clamorosamente la retroguardia catalana. Sul 3-0 rossonero, Marcel recuperò un pallone importante a centrocampo, si involò verso la porta di Zubizarreta, aprì e chiuse rapidamente un triangolo con Albertini ed infilò il portiere per l’apoteosi rossonera. Quella fu e sarebbe stata la notte più bella in Champions League e nella sua esperienza al Milan. Il francese era entrato in un gruppo ristretto di calciatori capaci di vincere la Coppa dalle grandi orecchie con due club diversi, per di più in due anni consecutivi. In seguito il ciclo del club di Berlusconi si avviò verso una fase calante. Desailly e compagni persero lo scudetto contro la nuova Juventus e la finale di Champions contro l’Ajax. Sfumò il sogno di Marcel di conquistare per il terzo anno consecutivo il trofeo più prestigioso e, nelle stagioni successive, non si ripresentò più l’opportunità di rivincere la massima manifestazione europea. Nonostante ciò, a 22 anni di distanza, resta vivo il ricordo di quella magica notte di Atene, quando anche il Barcellona si inchinò al Diavolo rossonero. E, forse, anche oggi, giorno del suo quarantottesimo compleanno, ripenserà alla gioia provata sul campo di gioco dello stadio Spiros Louis.