Tanti auguri a Joao Moutinho, campione senza la paura del rigore
Duttilità, estro e tecnica. Questi sono i pregi maggiormente risaltanti in Joao Moutinho, centrocampista attualmente in forza al Monaco, club che lo ha prelevato dal Porto nel 2013. Dato il suo fisico non particolarmente straripante (1,71 m per 61 kg), il portoghese ha fatto valere da sempre il suo talento a livello tecnico e tattico. Joao possiede un destro capace di disegnare trame e traiettorie estremamente variabili e vivaci. Inoltre sa giocare sia come centrocampista centrale, sia come mezzala, sia come trequartista. Qualità che lo rendono un giocatore molto ambito sul mercato. E poi ha un’altra virtù sportiva: è un vincente. Esordisce nel 2004 con lo Sporting Lisbona, club di cui diventa presto il capitano. Dopo 6 stagioni, si trasferisce al Porto. Nel 2010/11, i Dragoni vincono tutto: campionato, coppa di Lega ed Europa League e Moutinho si rivela una pedina importantissima sullo scacchiere di Villas Boas. È lui a dare ordine a tutto il reparto mediano. Poi il passaggio al Monaco nel 2013. Ma il vero capolavoro è arrivato in Francia, nell’estate di questo strano 2016, un anno in cui gli outsider arrivano fino in fondo. Anche Joao, come tanti altri connazionali, ha vissuto il dramma sportivo del 2004, quando la nazionale lusitana perse clamorosamente in casa la finale dell’Europeo contro la modesta Grecia. Si è tenuto a mente quella tristezza ed insieme agli altri compagni ha deciso di riprovarci, di riportare il Portogallo in finale, ottenendo magari un risultato diverso. Il cammino si complica inaspettatamente nel girone con Islanda, Ungheria ed Austria. I lusitani si piazzano al terzo posto, ma vengono ripescati come una delle migliori terze classificate. Agli ottavi c’è il riscatto: eliminata la Croazia grazie al gol di Quaresma. Ai quarti lo scoglio è la Polonia. Segna Lewandowski, pareggia Renato Sanches. Si va ai rigori e Moutinho deve fare i conti con l’avversario più pericoloso ed infido: la paura. E’ terrorizzato dall’idea di ripetere quell’errore dagli undici metri che ad Euro 2012 sbarrò la strada ai lusitani nel derby iberico contro la Spagna. Nei momenti di difficoltà ci si appoggia agli amici e Joao, in quel momento, può contare su un compagno davvero speciale per talento e carisma: Cristiano Ronaldo. Il capitano del Portogallo lo rincuora: lo invita a presentarsi sul dischetto. Gli dice che non fallirà ancora. Joao prende il pallone e si avvia verso la porta di Fabianski. Il suo rigore è perfetto. Anche grazie a quel tiro, Ronaldo e compagni avanzano fino alle fasi conclusive della manifestazione. Poi il 10 luglio sarà data del riscatto per la grande delusione di 12 anni fa e della gioia incontenibile di un’intera nazione. Per Joao è il momento più bello dell’intera carriera ed una delle emozioni più intense dei suoi 30 anni, compiuti proprio oggi.