Milan, la chiave della sconfitta è nell'atteggiamento iniziale: dominati per sessanta minuti, i rossoneri si sono svegliati troppo tardi
Gara spettacolare doveva essere, alla BayArena, e gara spettacolare è stata.
La chiave di lettura è piuttosto semplice: il Bayer Leverkusen ha meritato la vittoria per l’atteggiamento messo in campo fino al gol del vantaggio. Alla spinta offensiva e all’intraprendenza delle Aspirine il Milan inizialmente ha contrapposto un calcio speculativo, aspettando gli avversari nella propria trequarti e puntando quasi solo sulle ripartenze. Una tattica - forzata o meno - che non ha premiato. Tanto più che nella ripresa, dopo la rete di Boniface, il Diavolo si è scrollato di dosso ogni complesso e ha messo a ferro e fuoco la difesa teutonica, sfiorando ripetutamente il pareggio.
Resta da capire perché gli uomini di Fonseca non abbiano interpretato la gara con la stessa baldanza e la stessa autorevolezza fin dal fischio d’inizio. È stato proprio nell’approccio “molle” e timido che Leao e compagni hanno perso la partita.
Nel primo tempo i tedeschi, sul piano dell’aggressività e della manovra corale, si sono fatti nettamente preferire. Il loro palleggio ragionato, corto e molto tecnico ha fatto “ballare” il centrocampo meneghino. La ricerca spasmodica del suggerimento centrale e dell’imbucata in area di rigore ha prodotto un paio di occasioni limpide per le Aspirine, più un gol annullato per un’evidente posizione di fuorigioco. Ciò che è balzato maggiormente agli occhi è stata la capacità dei tedeschi di non sprecare neanche un pallone: del tutto banditi i lanci lunghi, Xhaka e compagni tessevano la loro ragnatela di tocchi rasoterra con un fraseggio estremamente preciso, anche se qualche volta un po’ stucchevole, che li portava a concludere varie volte verso la porta di Maignan. Il Milan, grazie alle estemporanee sgroppate di Pulisic e Leao in contropiede, ha costruito un paio di palle-gol potenziali, non concretizzate per mancanza di precisione nel tocco finale. A dimostrazione del fatto che la retroguardia tedesca è tutt’altro che impenetrabile, specie se presa d’infilata.
Nella ripresa i padroni di casa hanno ulteriormente alzato il baricentro e intensificato la pressione alta, costringendo Maignan a un miracolo su Wirtz per poi sbloccare meritatamente il match col tap-in sotto rete dello scatenato Boniface. Il vantaggio tedesco ha “stappato” la partita e, paradossalmente, ha sbloccato il Milan a livello mentale. I rossoneri di Fonseca hanno iniziato a macinare gioco, sfiorando il pareggio con una grande occasione sprecata da Reijnders a due passi dal portiere. La gara è diventata un frenetico susseguirsi di ribaltamenti di fronte, fino al quarto d’ora finale: un assalto all’arma bianca dei milanesi, infrantosi contro la traversa colta da Theo Hernandez.
Se la reazione d’orgoglio mostrata dopo il gol subito conforta Fonseca, l’atteggiamento iniziale dei suoi desta preoccupazione. E la classifica, in Champions League, piange lacrime amare: d’ora in avanti non sono più ammessi passi falsi.