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Semplicemente Francesco Totti: 40 anni per la leggenda giallorossa

Semplicemente Francesco Totti: 40 anni per la leggenda giallorossa

© foto di Federico Gaetano
 di Federico Mariani   vedi letture

“I cinque giocatori italiani più forti? Totti, Totti, Totti, Totti e ancora Totti”. Zdenek Zeman sarà anche di parte. Forse avrà anche esagerato con questa singolare top five. Tuttavia il pensiero del Boemo riassume ciò che Francesco Totti ha rappresentato per il calcio italiano in 23 anni. Questo ragazzone, che oggi compie 40 anni, è il capitano e simbolo della Roma, l’anima della squadra giallorossa ed uno dei pochi numeri 10 tuttofare rimasti nella Serie A. Non c’è stadio in cui il campione romanista non sia applaudito anche dai tifosi avversari. Merito di quanto ha mostrato in tanti anni di carriera. Ventitré stagioni di dribbling eleganti, colpi di tacco, finezze, aperture e lanci semplicemente perfetti, conclusioni di piatto, di collo, d’esterno.

E gol, tanti gol. Difficile trovarne uno più bello dell’altro. Complicato stabilire se sia più bella quella staffilata dal limite dell’area, da posizione estremamente defilata rispetto alla porta difesa da Berti ed insaccatasi nell’angolino basso tra lo stupore del pubblico doriano di Marassi o il cucchiaio ai danni di Julio Cesar in una sfida contro l’Inter a San Siro. È migliore lo scavetto nel derby contro la Lazio, in quel famoso 5-1, o la sassata da oltre 30m contro la Juventus cannibale di Conte? È più romantico il gol dello scudetto contro il Parma, nel 2001, o quello su rigore contro il Torino, nell’aprile 2016, dimostrazione dell’inesauribile talento del “Pupone”? Chiaramente è molto difficile scegliere. È altrettanto complicato stabilire quale sia la partita migliore di questo genio. Certamente non è un caso se tante vittorie storiche della Roma portano il suo nome nel tabellino dei marcatori. È suo il gol con cui i capitolini violarono il Santiago Bernabeu per la prima volta, nella Champions League 2001/02 contro il Real Madrid, squadra che in seguito si aggiudicò quella manifestazione. Sempre lui diede il là al successo dei giallorossi sul campo del Lione negli ottavi di finale del 2006/07. E proprio lui è il marcatore più anziano della competizione più importante d’Europa, con un pallonetto beffardo ai danni di Hart, nel settembre 2014. Un altro record.

Ma per capire cosa rappresenta Francesco Totti per il calcio internazionale non ci si può soffermare solamente sulle cifre mostruose tra presenze e gol. Bisogna pensare ad un ragazzo diventato prima protagonista, poi capitano e quindi bandiera della squadra del cuore, rinunciando a vincere trofei nazionali e continentali con frequenza. Ha preferito dare tutto per una sola maglia, la sua preferita, anteponendo l’amore calcistico ai successi facili. Ha sofferto infortuni gravi, ma si è sempre rialzato. Anche nel 2006, quando a febbraio la sua caviglia accartocciata sembrava precludergli altre soddisfazioni; ed invece il 9 luglio dello stesso anno era a Berlino a vincere una finale mondiale. Francesco Totti è un modo passionale e romantico di vivere e concepire il calcio, è un sogno che tutti noi appassionati, da piccoli, abbiamo almeno una volta accarezzato e cullato. È un racconto da leggere d’un fiato, perché è fatto di vette inesplorate, discese umane e continue risalite, verso un orizzonte o una conclusione, che appare sempre distante, anno dopo anno. È la storia di un mago, capace di compiere numeri con una palla e di rinnovarsi ogni volta, cambiando schemi, tattiche o posizioni nel campo. Passa il tempo, si susseguono le ere calcistiche, ma lui resta. Un baluardo saldo e sicuro. Un riferimento per tutti, amici ed avversari, ammiratori e detrattori. Di una cosa possiamo essere sicuri: senza di lui, il mondo del pallone sarà molto più povero. Ma non ricordiamogli il momento dell’addio. A questo, Francesco non sta ancora pensando. È ancora intento a festeggiare i suoi secondi vent’anni, magari immaginando a come schernire le leggi della fisica, a come lasciare esterrefatti gli spettatori del suo ennesimo numero di magia, dimostrando che la carta d’identità è solo un foglio con alcune cifre.


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