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Tanti auguri Zlatan, fenomeno incompiuto

Tanti auguri Zlatan, fenomeno incompiuto

© foto di Insidefoto/Image Sport
 di  Federico Mariani   vedi letture

Fenomenale, geniale, spettacolare, imprevedibile. Ma anche arrogante, sbruffone, insolente. Talvolta anche violento. Genio e sregolatezza, mai scontato nel bene e nel male, ha senza dubbio lasciato un segno nel calcio europeo. Oggi Zlatan Ibrahimovic compie 34 anni ma non smette di stupire e di dare spettacolo. E probabilmente continua a sognare di vincere la competizione per club più importante nel Vecchio Continente. Già perché Zlatan, che si è sempre considerato il miglior giocatore al mondo, non è mai riuscito a sollevare il trofeo dalle grandi orecchie, pur giocando in grandi squadre, spesso favorite per la vittoria finale. Un peccato se si considera il talento ed il bagaglio tecnico di cui dispone lo svedese, che nelle ultime edizioni sembra essere migliorato notevolmente anche sotto i riflettori europei. Quelle luci che spesso lo avevano visto in difficoltà, irriconoscibile rispetto alle prestazioni maiuscole ammirate in campionato. Un difetto che durante la sua permanenza in Italia tra Juventus, Inter e Milan era diventato un vero tormentone. Ibrahimovic era in grado di vincere da solo scudetti con numeri da grande campione (basti pensare alla doppietta di Parma nel 2008 con cui risolse la pratica, regalando il tricolore all’Inter in affanno e quasi rimontata dalla Roma), ma in Europa faticava. Ha cercato di risolvere questo problema scegliendo la squadra più forte, il Barcellona di Guardiola nell’estate del 2009. Ne è venuto fuori un rapporto difficile risolto in una convivenza forzata, poi deflagrata in aperto conflitto quando il confronto tra lo svedese ed il suo recente passato nerazzurro ha sentenziato l’ennesimo flop europeo di Ibra. Un’esperienza ripetuta anche con il Milan nel 2012, quando i rossoneri si inchineranno al Barcellona nei quarti di finale. Inoltre l’avventura catalana mette in rilievo anche l’aspetto caratteriale. Da sempre lo svedese non è stato disposto a cedere a compromessi, facendo prevalere il proprio talento ed il proprio carisma su ogni schema tattico e promuovendosi come autentica garanzia di vittoria. Un problema che si è fatto sentire in diverse occasioni.

Eppure il suo passaggio al Paris Saint Germain lo ha migliorato. È apparso più convinto dei propri mezzi, più disponibile ad aiutare i compagni di squadra, meno egocentrico. E questa maturazione è stata evidente anche in Champions League, dove ha deliziato le platee d’Europa con gol da fantascienza. L’unica pecca? Non essere riuscito a raggiungere la finale e a conquistare la vittoria. L’unica occasione in cui Ibrahimovic è stato davvero vicino all’impresa risale alla semifinale del 2009/10 persa contro l’Inter. Da allora suo percorso è giunto al massimo fino ai quarti di finale. Una maledizione che ha condizionato la sua carriera e che lo ha sempre posto un gradino sotto ai fenomeni Messi e Ronaldo nell’immaginario collettivo. Ora l’età non gioca a suo favore: è difficile essere decisivi in Europa a 34 anni. Ma, si sa, Ibrahimovic ha sempre stupito gli appassionati con i suoi numeri di magia. Chissà che la Champions League non possa essere la sua ultima trovata…
 


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