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Tanti auguri a Nelson Dida, numero uno del Milan di Ancelotti tra rigori e papere

Tanti auguri a Nelson Dida, numero uno del Milan di Ancelotti tra rigori e papere

© foto di Federico De Luca
 di  Federico Mariani   vedi letture

Manchester, 28 maggio 2003. Milan e Juventus si presentano dagli undici metri per stabilire quale squadra sarà campione d’Europa. Si sa, i rigori sono paura, brividi, tensione. E per i portieri, che vivono una partita a sé, diventa l’occasione per una sfida contro il tiratore e per un confronto con il collega. Spesso istintivamente prima e dopo il rigore si cerca lo sguardo del collega rivale, per capire qual è lo stato d’animo dell’altro estremo difensore. E spesso da questa sfida di sguardi uno dei due ne esce vincitore. In quella sera inglese, i portieri pronti a diventare protagonisti sono Gianluigi Buffon per la Juventus e Nelson Dida, un ragazzo brasiliano allora sconosciuto ai più o forse noto unicamente per la papera commessa in Champions League qualche anno prima. Un errore che costò al Milan l’eliminazione. Ma quella sera di maggio è tutto diverso: Dida prima para il tiro forte ma poco angolato di Trezeguet e poi si ripete anche su Zalayeta. Buffon non è da meno e devia le conclusioni di Seedorf e Kaladze. Si arriva al quarto rigore, fondamentale per entrambe le squadre: Dida si supera e para il suo terzo rigore, intuendo la conclusione di Montero; Nesta, invece, supera con un penalty chirurgico il portiere della Juventus. L’esecuzione impeccabile di Del Piero diventa quasi ininfluente perché Shevchenko realizza il rigore decisivo e manda in Paradiso il Diavolo rossonero, per la sesta volta campione d’Europa. Ma quando l’ucraino va ad abbracciare Dida, tutti gli occhi sono rivolti sull’estremo difensore brasiliano: ha vinto il duello con Buffon e la copertina è tutta sua.

Dida si conferma nella stagione successiva: arrivano la Supercoppa Europea e lo scudetto in cui il brasiliano è una saracinesca impenetrabile. Sembra una bella favola ma iniziano ben presto i problemi: nel 2005, durante gli ottavi di finale di Champions League, viene colpito ad una spalla da un petardo lanciato dai tifosi dell’Inter. Dida si riprende ma gli errori si moltiplicano. Nella drammatica finale di Istanbul, battezza male il colpo di testa di Gerrard che dà avvio alla rimonta del Liverpool di Benitez, fino a quel momento sotto di 3 reti. Non è serata da grandi miracoli: non riesce a sventare il pari di Xabi Alonso, nonostante la parata dal dischetto, e poi, nei rigori finali, devia solamente il tiro di Riise. Istanbul è la notte di Dudek e del Liverpool che trionfa a sorpresa. Il Milan è sotto shock e Dida inizia una parabola discendente che sembra inarrestabile. Il 2006 è disastroso: il brasiliano appare sempre più insicuro e distratto, la brutta copia del campione ammirato solamente due stagioni prima. Nel 2007 l’ambiente rossonero è sempre più scettico nei suoi confronti. Ma ci sono notti magiche, in cui tutto può cambiare. E Dida può ritrovare sé stesso. Dopo l’errore all’Old Trafford sul gol di Rooney, il numero uno brasiliano non sbaglia nulla nel trionfale ritorno contro il Manchester United ed è praticamente perfetto nella finalissima di Atene contro il Liverpool, nella rivincita di due anni prima. Stavolta sono i rossoneri a fare l’impresa e Dida si laurea campione d’Europa per la seconda volta, diventando uno dei portieri più vincenti a livello continentale. Sembra l’inizio della rinascita ed invece segnerà una nuova ed inspiegabile discesa negli inferi. Il 2007/08 è una stagione da dimenticare: il brasiliano colleziona una serie di errori incredibili (su tutti quello nel derby contro l’Inter) ed addirittura perde il posto da titolare a favore di Kalac per qualche partita. Un disastro. Le stagioni successive non procedono meglio. Una sua papera clamorosa contro il Real Madrid in Champions League rischia di mettere fuorigioco il Milan. Scampato il pericolo eliminazione, Dida sembra riprendersi ma si tratta anche stavolta di un periodo effimero. Il confronto con Abbiati, il portiere al quale aveva soffiato il posto dal titolare nel lontano 2003, è impietoso e costringe il brasiliano a cambiare aria, a tornare in Brasile. Oggi Nelson gioca nell’Internacional di Porto Alegre. Oggi, 7 ottobre, compie 42 anni ma si diverte ancora a volare tra i pali come un ragazzino, come mostra un video recentemente caricato in rete. Resterà sempre il rimpianto per la discesa così rapida ed inesorabile; ma forse rimarrà impresso nella memoria dei tifosi e degli appassionati per aver rappresentato in modo così estremo gli aspetti migliori e peggiori del ruolo più difficile. 


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