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Amarcord: Barcellona - Arsenal 2006, Belletti e quel gol beffardo per i Gunners

Amarcord: Barcellona - Arsenal 2006, Belletti e quel gol beffardo per i Gunners

© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
 di Federico Mariani   vedi letture

Barcellona-Arsenal non è mai una partita banale. Sia per il fascino di questa sfida, sia per il blasone delle due formazioni, sia per l’alto tasso tecnico e per il contenuto della gara. Negli ultimi anni è diventata una sorta di saga, con diversi colpi di scena e partite ricche di gol. Ed il primo capitolo di questa rivalità, mantenutasi sempre in un clima di grande sportività, è stato una finale di Champions League. Era il 17 maggio 2006. L’atto conclusivo di quell’edizione di Champions si tenne al Parco dei Principi di Parigi.

Il Barcellona vi arrivava da favorito, forte della consapevolezza di avere un organico estremamente competitivo in ogni reparto. Victor Valdes dava sicurezza ad un reparto arretrato composto da Puyol e Marquez al centro e da Oleguer e Van Bronckhorst sulle fasce. Davanti a loro Edmilson, Deco e Van Bommel si alternavano con Iniesta, Xavi, Thiago Motta e Larsson, garantendo una qualità notevole al centrocampo blaugrana. Il tridente catalano era considerato in quel momento come uno dei più forti di sempre. Ronaldinho era nel momento migliore della sua folgorante ascesa dopo la conquista del Pallone d’Oro 2005. Il suo estro era il lume del gioco offensivo del tecnico Frank Rijkaard. Imbeccati dalle invenzioni del mago brasiliano, Eto’o e Giuly erano i finalizzatori di una macchina da gol spettacolare. Il camerunense era decisivo con il suo apporto ma il francese era l’uomo delle reti pesanti, quelle che risolvevano le partite più complicate.

Tuttavia dall’altra parte c’era l’Arsenal più forte del nuovo millennio, una squadra capace di conquistare la Premier League due anni prima, senza perdere una sola gara. I Gunners si apprestavano a concludere un ciclo vincente inaugurato nelle stagioni precedenti, vincendo l’unico grande trofeo mancante nella loro già ricca bacheca. Arsene Wenger aveva a disposizione una corazzata incredibile. Jens Lehmann viveva la sua annata migliore, risultando il portiere meno battuto in Europa. Basti pensare che tra ottavi e semifinali non aveva incassato alcun gol. Un record. Merito anche di una difesa solida, con Campbell e Touré al centro e Cole ed Ebué sulle fasce. A centrocampo Cesc Fabregas garantiva qualità e personalità, coadiuvato da Gilberto, mentre gli esterni Hleb e Pires rendevano difficile la vita degli avversari con la loro corsa e la loro straordinaria tecnica. In attacco Wenger aveva solo l’imbarazzo della scelta: oltre ad un Thierry Henry in condizione psicofisica stratosferica, c’erano anche la velocità di Ljungberg (confermato poi in finale), la tecnica sopraffina di Denis Bergkamp e la giovinezza di Van Persie.

Entrambe le squadre giocavano un calcio molto spettacolare ma mentre il Barcellona ricorreva spesso ad azioni più manovrate ed accurate, l’Arsenal cercava maggiormente la verticalizzazione e l’aggressione degli spazi offerti dalla difesa avversaria, grazie all’intenso pressing portato dai suoi attaccanti. Ovviamente le finali tendono spesso a snaturare il modus operandi delle formazioni, condizionate dalla tensione e dagli episodi della gara. Così avvenne anche a Parigi, in una serata resa umida da una pioggia leggera.

La gara ha avuto avvio con un pressing indemoniato dei Gunners, subito a caccia del vantaggio. Henry ha subito messo a dura prova la difesa avversaria, chiamando Valdes al miracolo nell’uno contro uno dopo soli tre minuti. Poco dopo ancora il francese al tiro e nuovo intervento prodigioso del portiere catalano. Il Barcellona ha tremato ma ha retto l’urto iniziale. Quindi ha cercato di controllare la gara per programmare la reazione. L’episodio chiave al 18’: penetrazione di Eto’o, lanciato da Ronaldinho, fermata fallosamente da Lehmann al limite dell’area. Fischio dell’arbitro norvegese Hauge: annullato il gol di Giuly, che aveva ribadito in gol dopo l’intervento del portiere, ma assegnata una punizione ai catalani, con conseguente espulsione del numero 1 tedesco. Una decisione discutibile, che ha cambiato il volto alla gara. Wenger ha dovuto fare a meno di Pires per inserire il secondo portiere, lo spagnolo Manuel Almunia. Eppure l’inferiorità numerica non ha scoraggiato i Gunners, più accorti in difesa ma pronti ad aggredire con ripartenze a tutto gas. Minuto 37: Cole sguscia via tra Oleguer e Puyol, conquistando una punizione sulla corsia destra. Sulla palla ci va Henry: pennellata delle sue e Campbell svetta più in alto di tutti. La palla è in gol. Delirio Gunners, doccia fredda per il Barcellona. I blaugrana hanno cercato di reagire immediatamente ma Eto’o, spostato al centro dell’attacco al posto di Ronaldinho, ha trovato la grande opposizione di Almunia, che ha deviato con la punta delle dita il pallone sul palo.

La ripresa ha offerto lo stesso scenario con cui si era chiusa la prima frazione di gioco: Barcellona all’attacco ed Arsenal rintanato nella propria metà campo, pronto a ripartire e a far male. I blaugrana sono andati al tiro con Deco ed il neoentrato Iniesta ma Almunia non si è fatto tradire dall’emozione. Ronaldinho ha confermato di non essere in serata sbagliando le conclusioni e non trovando mai un guizzo degno della sua classe. Discorso diverso per Henry, che si è confermato leader indiscusso dei Gunners. Con il suo carisma e la sua velocità ha condotto i contropiedi inglesi. E tra il 63’ ed il 68’ l’Arsenal ha avuto le palle gol per chiudere la gara: prima Hleb ha sparacchiato malamente a lato dopo una bella azione; poi Henry, dopo aver saltato due difensori, non è riuscito a concludere in modo pericoloso; infine Ljunberg ha chiamato Valdes al miracolo dopo un’altra grande penetrazione. Occasione clamorosa al 70’ con il solito Titì Henry scatenato: ancora progressione devastante ma conclusione strozzata e facilmente intercettata da Valdes. Il Barcellona è stato sul punto di crollare ma ha retto ancora una volta, come il pugile che, nonostante i colpi avversari, resta in piedi e trova la forza per reagire.  Con conseguenze inaspettate. È il 77’: Larsson, entrato da una ventina di minuti, scambia con Eto’o e lo svedese conclude il fraseggio con un assist smarcante per il camerunense, libero di trovarsi a tu per tu con Almunia e di fulminarlo con una conclusione velenosa sul primo palo. 1-1. Tutto finito? Nemmeno per sogno: passano solamente quattro minuti e sempre Larsson serve a Belletti un pallone interessante. Il terzino brasiliano, subentrato al posto del deludente Oleguer, si inserisce tra le linee avversarie e con una staffilata potente infila Almunia sotto le gambe: 2-1 Barcellona. L’Arsenal ha accusato il colpo. Ha tentato di reagire nei minuti finali con la forza della disperazione. Ma è stato tutto inutile. Dopo 4 lunghi minuti di recupero, Hauge ha fischiato la fine delle ostilità. 

Il Barcellona ha conquistato la sua seconda Champions, dando avvio ad un ciclo che dura ancora adesso. Per l’Arsenal è stata una beffa incredibile, una delusione tremenda, difficilmente dimenticabile dai supporters. La Champions negli anni successivi è rimasta una chimera. Ma chissà che, battendo proprio il Barcellona agli ottavi di finale, questa non possa essere l’edizione giusta per sognare. 


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